MAX SMERALDI - LA SUA STORIA (2^ PARTE)

23.08.2011 10:57

 

Dopo la sua esperienza negli Alter Ego Max Smeraldi diventa un punto di riferimento nel panorama musicale romano di quel tempo e viene inevitabilmente notato da Richard Philip Henry John Benson, chitarrista, personaggio televisivo, produttore, considerato il guru dell’ Heavy Metal a Roma nonché scopritore di talenti. Richard Benson propone a Max Smeraldi di partecipare ad una compilaton metal da lui prodotta e pubblicata dalla casa discografica RCA nel 1987 dal titolo “Metal Attack 2”. Il brano scritto per l’occasione da Max “Rainbow Fire” viene eseguito da una formazione di elementi messa su in pochissimo tempo e completamente estranea al mondo heavy metal dal nome Subway Force.

Nel 1991 entra a far parte, seppur brevemente, degli S.O.S., altra storica band romana formatasi nel 1984 e tuttora attiva.

Nel 1993 viene chiamato dal Banco del Mutuo Soccorso per la realizzazione del loro nuovo album di inediti “Il 13”, uscito a distanza di nove anni dal precedente album “E via” del 1985.

La formazione è rinnovata, con Maltese, Nocenzi e Di Giacomo affiancati dai bravi Tiziano Ricci (basso) e Maurizio Masi (batteria), in pianta stabile con il Banco. Oltre a partecipare alla tournée italiana (per l’estero fu ingaggiato il diciottenne romano Filippo Marcheggiani) Max partecipa col Banco alla XIX edizione del Premio Tenco nella sezione “Benvenuti – I nuovi ospiti dl Tenco” insieme a Edoardo Bennato, Pino Massara, Daniele Silvestri e i Diaframma esibendosi dal Teatro Ariston con il brano “Bambino”.

Dal 1995 comincia a lavorare come turnista di sala incidendo per artisti del calibro di Toto Torquati, Barbara Cola, Cristiano Malgioglio e Cliò.

Nel 2000, dopo aver realizzato il suo primo CD da solista di cui abbiamo già trattato nella prima parte, Max forma il gruppo dei Dayden che è la fusione del suo personaggio “Jena” con alcuni membri del gruppo death metal dei “Profana” e realizzano un CD dal titolo “Dayden” oltre ad un singolo “Crystal-Tear”. Ma leggiamo dal diretto racconto di Max come nacquero i Dayden:

Era già da qualche tempo che pensavo alla realizzazione di quelle canzoni che erano belle, bellissime, ma non sapevo con chi farle visto che le sezioni ritmiche erano veramente difficili. Si!, avevo registrato un altro album da solista intitolato "Strade Roventi", ma questa storia era diversa, sapevo che sarebbe stata un'esperienza complicata nel realizzarlo da solo, va beh! Con il computer puoi fare un buon prodotto ma fino ad un certo punto, c'è sempre quella sonorità finta dietro ad un megacampionamento che non lascia comunque mai trasparire un briciolo di umanità durante l'esecuzione. Ebbene, mentre guardavo fuori dalla finestra la pioggia che incessante emetteva sempre la stessa nota pensai di rivolgermi ad uno dei miei amici del cuore, così alzai la cornetta e chiamai Fabio: "Ciao Fabio come stai?". Per la verità c'eravamo sentiti appena il giorno prima come del resto facevamo e facciamo tutt'ora...: "Senti a proposito di quel progetto..., te la sentiresti di fare la batteria?". Faccio presente che Fabio oltre ad essere uno dei migliori tecnici che conosca ed al quale affido amorevolmente ed esclusivamente i miei strumenti, soprattutto per quanto riguarda la parte elettronica è anche un bravissimo batterista, come genere diverso dal mio ma veramente bravo e in più legge anche la musica a prima vista. Forte di questo pensai "al limite si legge le partiture e... genere o non genere quando leggi... leggi”. Conoscendomi bene e conoscendo soprattutto quello che faccio e a quali ritmi di metronomo lavoro Fabio titubava nell’accettare quella proposta però da buon mezzo scienziato che è ha accettato la sfida, più che altro credo dentro di sé, per mettersi alla prova dicendo: "Va beh!.. proviamo.. però non ti garantisco niente!". A quel punto non mi rimaneva che contattare un bassista, ma nella zona dove abito ce ne sono tanti quanti un elefante al polo, allora mi sono rivolto ad un altro mio amico chitarrista, Marco che non ponendosi alcun tipo di problema accettò subito la proposta di entrare a far parte di questa formazione. Bene! un primo passo in avanti era già stato fatto, rimaneva solamente stabilire quando e dove provare. Così ci vedemmo per quattro o cinque prove per assemblare i brani e per uscire subito in una esibizione che avremmo dovuto tenere ad un Centro Sociale di Manziana la" Ex Conceria" e vedere che impatto avrebbe avuto il prodotto proposto in maniera live. Il progetto era nominato Jena in quanto il personaggio che raccontava una storia completa dall'inizio alla fine faceva parte di un mondo costruito su disco che più ad appartenere alla sfera dei cd apparteneva al settore dei film per quanto diretto e coinvolgente fosse tutto il lavoro fatto in studio di registrazione qualche mese prima e a seguito del quale ci fù anche un videoclip del brano di chiusura del disco intitolato "Tornerò". Il look di Jena era per quella occasione, per quella storia completa da raccontare era costituito da un trucco con la faccia divisa a metà bianca e nera con delle righe rispettivamente antitetiche che tagliavano gli occhi in maniera verticale capelli lunghissimi neri... insomma un incrocio tra il modo di essere del "Corvo" e dei "Guerrieri della notte". Arrivò così il fatidico giorno dell'esibizione al Centro Sociale e iniziammo a suonare truccati tutti e tre, con macchine del fumo, luci, etc. e come primo esordio andò molto bene. Fu solamente durante i classici commenti del "giorno dopo", là dove tutto ritorna ad essere ciò che era prima del grande "evento", durante la telefonata solita quotidiana, che Fabio mi dice: "Guarda... stavolta è andata, ma non credo che ce la faccio a reggere altre serate con un ritmo (sotto tutti i punti di vista) del genere, però qualche giorno fa sono andato a sentire un gruppo che suonava e che ha un batterista fortissimo cerco di rintracciarlo e di fartelo conoscere!". Tentai delicatamente di dissuaderlo da quella decisione rimanendo dispiaciuto per quello che mi aveva appena detto, a seguito poi di un evento appena realizzato e riuscito anche molto bene, ma fu tutto inutile. Ormai Fabio aveva preso la sua decisione, mi sarebbe comunque rimasto vicino lo stesso (come si fa tra veri amici) per tutto ciò che riguardava la mia strumentazione personale, impianti all'interno della chitarra elettrica, riparazioni modifiche, settaggio degli effetti... insomma tutto ciò che mi riguardava da vicino lo avrebbe comunque seguito lui, e già questo smorzava quel leggero senso di vuoto che mi si viene a creare dentro quando per un motivo qualsiasi interrompo un qualcosa che ho creato insieme ad un amico soprattutto con un vero amico come lui . Immaginando di ritrovarmelo alla successiva esibizione vicino alla mia attrezzatura, vederlo guardare sul palco un altro batterista al suo posto, fare ciò che avrebbe dovuto continuare a fare lui, mi faceva sentire imbarazzato, quasi in colpa nei suoi confronti. Come promessomi, prese contatti con questo batterista che già aveva un suo gruppo, i "Profana. E come al solito, Fabio aveva per l'ennesima volta fatto centro. Durante l'ascolto delle loro prove mi resi conto anche delle grandiosi doti tecniche del bassista Giuseppe Voltarella che sinceramente mi fece gola sia nel sentirlo suonare che immaginarlo sul palco insieme a me e al suo batterista. Difatti parlando poi in separata sede con Christian gli chiesi se avesse potuto parlare con Giuseppe per proporgli questo nuovo progetto. In effetti Giuseppe era il più reticente a dare una risposta, non sapeva se accettare o no, la cosa lo attraeva ma al contempo lo metteva a disagio, (è una fase che comunque ognuno prova quando gli si viene proposto di fare qualcosa di diverso da quello che abitualmente fa), ma alla fine si convinse grazie anche alla spinta datagli dal resto del gruppo cioè gli altri due chitarristi Federico Mari e Walter Santu che molto professionalmente hanno dimostrato sia ad Assab che a Voltarella un forte senso d'amicizia e di rispetto professionale mostrando loro anzichè un senso di gelosia o di invidia, un senso di vera amicizia spronandoli ad una nuova esperienza che sicuramente li avrebbe arricchiti musicalmente e professionalmente, e di questo ancora li ringrazio, basti pensare che per la lavorazione dei testi di tutti i brani del nuovo disco fatto con loro è stato coinvolto in tutto e per tutto uno dei chitarristi dei Profana esattamente Federico. Ma torniamo ai giorni dell'assemblamento dei Dayden, in fase di prove dei nuovi brani che avremmo dovuto successivamente registrare, si sentiva la mancanza di una tastiera e visto che la formazione era già tecnicamente quasi perfetta c'era quella ciliegina sulla torta di cui tanto si sentiva la mancanza ed era proprio quella. Stavolta l'impegno di trovare un buon tastierista se lo prese proprio Assab, che dopo qualche giorno si presentò a casa mia con un suo amico molto giovane, Francesco Pastore il cui passato di musicista non esisteva ma aveva comunque studiato pianoforte classico ed amava come ama tutt'ora in genere neoclassico "Yngwie Malmsteen" "Labirint" "Dream Theatre" etc. Fù così che la formazione aumentò di un elemento, visto il talento che mostrò subito e la volontà di fare tanta musica. Da quì è partita la scommessa Dayden ovvero "Jena + Profana = Dayden". C'era tuttavia un problema quasi fondamentale da risolvere. A seguito dell'uscita di Strade Roventi, il disco solista di Jena serpeggiava la sensazione che la voce dello stesso Jena non fosse proprio adatta al tipo di metal proposto sul disco che per questo prossimo sarebbe stato il caso di cambiare timbro. Il caso volle che da anni di silenzio con dei parenti mi telefona un cugino che aveva studiato canto e si esibiva con un gruppo gospel, per cui presupposto per una voce blues e che mi contattò affinché gli scrivessi una canzone per farla ascoltare a qualche discografico. Accettai l'incarico e quando fu pronta la base latino-americana lo chiamai per fargli provare la voce sopra. Quando lo sentii cantare rimasi di stucco, ascoltai una voce bellissima che ondeggiava tra il blues e l'hard Rock proprio quello che avrei voluto avere io come dote di cantante ma che probabilmente madre natura non mi ha concesso completamente, registrata la voce sulla base, anzi le voci, ricordo che tra cori e controcanti ne mettemmo otto uscì fuori un capolavoro, e come potrete immaginare da lì a brevissimo l'ingresso ufficiale come cantante dei Dayden. Quando mi vidi con i ragazzi per l'ennesima prova, raccontai loro di quanto rimasi impressionato nell'ascoltare la voce di mio cugino carnale Alex (in arte Indio). Con la carenza generale di cantanti Rock che c'è, sentirsi dire che ce n'è uno così mostruoso a spasso i ragazzi mi chiesero di convocarlo in sala prove per rendersi conto anche loro delle doti di Indio decantategli da me. Così per la settimana seguente presi appuntamento con Indio e lo invitai a sentire le prove dandogli una cassetta con un brano dei Queensriche, esattamente "The queen of the reich",tanto per gradire!!! Noi l'avevamo provata come base in quanto l'avevamo già ascoltata insieme e sinceramente leggevo negli occhi dei ragazzi qualche perplessità nel far provare ad Indio quella canzone apice del grande successo dei Queensriche proprio grazie alla magica voce di Joff Tate che alzava in acuti allucinanti sino al penultimo mi dell'ottava del pianoforte. Ebbene quando ci vedemmo tutti insieme Indio compreso per "provare "la sua voce, al quattro dato dalle bacchette di Assab tutto si sarebbero aspettato fuorché l'ascoltare la stessa identica voce di Tate che ha lasciato tutti strabiliati e che in tre minuti ha fatto entrare in formazione definitiva Indio nei Dayden come cantante ufficiale.

Nel 2004 partecipa alle selezioni della 54ma edizione del Festival di Sanremo affidando un suo brano, “Dimmi come fai” ad una band di ragazze, le “Teen-Agers” le quali hanno successivamente cambiato nome in “Eterea” per le quali ha scritto anche il brano “Io ti aspetterò”.

 

Nel 2005 scrive per Liliana Sanchez, nota cantante cubana, il brano "Cantando y Ballando" divenuto poi la sigla televisiva di un noto programma trasmesso da una TV cubana e condotto dalla più amata cantante italiana a Cuba Lucia Altieri.

Nel 2007 si ripropone nuovamente come autore scrivendo per Giovanni Catullo, in arte "Jiko" il brano "L'unico che resterà" vincitore del concorso Bi.Live indetto da All Music e per Raffaele Cappuccio, in arte "Raffy" il brano "Bianco e Nero" arrivato 2° classificato nello stesso concorso. Nel 2008 scrive la musica per la canzone "Musa e Amante" presentata dal gruppo "Con il nastro rosa" vincitrice del premio "Poggio Bustone". Il brano è anche risultato vincitore del Pirgy Contest Festival nel quale Max ha partecipato con un'altro brano scritto per Alessandro Fraleone, in arte "Leno", "Certe storie", arrivato 3° classificato.